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Atrepursatu Naharki – una storia minuto per minuto

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La Società Ternana Calcio tripudia (parola che, badate bene, non è affatto casuale) la nostra città ricordandone le origini e la storia, quando e dove tutto è iniziato. Per capire se eravamo un popolo fico anche prima dell’arrivo dei romani, dovreste andare al CAOS. Eh no, non al Fat, ma alla porta accanto, dove c’è il Museo Archeologico “Claudia Giontella”. Intanto però buttiamo giù un breve riassunto strutturato a mo’ di cronaca calcistica, pensato per l’appunto per chi lo voglia leggere con un borghetti in mano.

I tifosi all’ingresso della storia in campo sono divisi in due gruppi: da un lato c’è chi crede che Terni nasca con l’Acciaieria, dall’altro chi invece è già ben conscio di avere un illustre passato. Non dobbiamo biasimare i primi, visto che nel tempo la fabbrica è diventata un grande stendardo che ha oscurato tutta la visione della partita a chi era in curva. Senza contare poi tutte le preoccupazioni per la ricostruzione della città post-bellica che hanno assorbito completamente l’attenzione degli sportivi tutti sia sugli spalti che sul campo di gioco. I secondi invece, spettatori della tribuna, hanno seguito tutte le varie fasi di gioco per ritrovare la ternitudine prima della fabbrica, prima dello Stato della Chiesa, prima del Medioevo e dei draghi, prima di Giulio Cesare, ma soprattutto prima del DERBY.

Al fischio d’inizio dell’arbitro (età del Bronzo o giù di lì) i tifosi guardano in direzione del Lago di Piediluco e della Cascata delle Marmore, dove troviamo i primi insediamenti palafitticoli (per i più pigri capanne umide e fredde) e i primi resti archeologici. Dopo qualche frazione di gioco però, l’azione si sposta sulla fascia collinare tra Colle dell’Oro e Pentima, dove a farla da padrone è la Necropoli dell’Acciaieria, frequentata dall’XI all’VIII secolo a.C. e costituita da migliaia di tombe, i cui riti di sepoltura andavano dall’incinerazione all’inumazione. Nello stesso momento, nell’area (di rigore) dei Monti Martani, le alture di Cesi dominano l’accesso alla Media Valle del Tevere, alle Pianure di Narni e ai Monti Amerini. Qui vi era anche una necropoli pertinente all’insediamento di Monte Torre Maggiore.

Quando le squadre vanno a bersi un the caldo nel Quartiere Clai per la fine del primo tempo, cominciano a scaldarsi la Necropoli dell’ex poligrafico Alterocca (VIII-VII secolo a.C.) e di San Pietro in campo (VII-VI secolo a.C.). Queste occupano una grande porzione di terreno (oggi via Sant’Antonio, Via Curio Dentato, Via Plinio il Giovane, via Tre monumenti), a dimostrazione di come l’attuale Quartiere Clai abbia conquistato tutta l’attenzione. Si è aperta una nuova fase di gioco: si tratta del periodo “orientalizzante”, caratterizzato principalmente dalla fondazione della nuova squadra di Interamna nel 672 a.C., come testimoniato da un’iscrizione che potevate vedere una volta presso lo “stadio” di età romana. È il periodo di maggiore ricchezza dei cittadini, dove non eri nessuno se non facevi mettere nella tua tomba un ricordo costosissimo (o di imitazione, oggi parleremmo di un falso d’autore) proveniente dall’Egitto, dalla Fenicia o dalla Grecia.

I tifosi però hanno le radioline puntate su quanto sta accadendo su un altro campo, quello di Maratta Bassa. Qui sono stati trovati buchi di palo nel terreno pertinenti a strutture abitative, fosse circolari e quadrate, vasellame, manufatti bronzei e anche un forno. Su quanto sia successo, dovrete ahimè aspettare i risultati dei nuovi scavi. Ritorniamo allora al campo principale: l’area di Quartiere Clai. Quest’ultimo, esteso fino a Piazza Carrara e a Corso Vecchio, è il nucleo da cui nascerà il centro Umbro prima e Romano poi. Come sicuramente avrete già intuito esso gioca facile data la posizione favorevole e strategica in quanto punto di incrocio tra le Valli del Serra e del Nera, vicino ad un guado sul fiume Nera, ma soprattutto in quanto tramite importante tra il versante adriatico e quello tirrenico. Stiamo parlando ancora di un giocatore protourbano, comunque diverso rispetto a quelli delle altre squadre dell’Umbria (no, Perugia non è Umbria). Il ternano protourbano abita ancora nel villaggio e non nella metropoli, però almeno adesso si siede non più sulla panchina dentro una capanna di legno e paglia, ma in una casa con il tetto in mattoni.
Siamo ormai giunti al fischio finale, la squadra va sotto la Curva degli Umbri (i Celti si trovano in un altro settore) e in piedi abbracciati, ora lo possiamo dire: Atrepursatu Naharki !

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1994: Sven Goran Eriksson vince la Coppa Italia con la Sampdoria stabilendo un record tuttora imbattuto

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Sven Goran Eriksson ci ha lasciato, ed oltre ad essere un allenatore vincente in tutte le piazze dove diretto le squadre calcistiche, è stato anche un allenatore della Sampdoria, la squadra genovese che da cinquanta anni e gemellata con la Ternana, e proprio con i genovesi blucerchiati, l’allenatore svedese ha ottenuto un record che é quello della finale vinta con il maggiore scarto di goal segnati, poiché la Sampdoria allenata da Sven Goran Eriksson vinse con l’Ancona per il risultato di 6-1, che è il risultato con il maggiore scarto di reti segnate in una finale di Coppa Italia, e questo risultato è merito della potenza della squadra blucerchiata genovese, ma anche della disposizione tattica decisa dall’ottimo allenatore svedese, che da profeta del 4-4-2, riuscì a far diventare la Sampdoria una squadra vincente nei risultati ma anche potente da un punto di vista della preparazione atletica, e fu proprio l’atletismo praticato da Eriksson che permise ai doriani di vincere la Coppa Italia, prima eliminando le avversarie considerate a torto più forti, e poi annichilendo gli anconetani bianco rossi per il risultato di 6-1 che è ancora un record imbattuto per via delle reti segnati dalla Sampdoria, in una finale che è ancora ricordata con orgoglio dai blucerchiati gemellati dei ternani.

Ternana Live ringrazia Quelli della Samp per la foto fornitagli

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Se ne è andato Sven Goran Eriksson: Ternana Live fa le condoglianze ai gemellati sampdoriani

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Ci ha lasciato Sven Goran Eriksson, a seguito di una lotta contro un male che non gli ha lasciato scampo. Sven Goran Eriksson è stato uno degli allenatori più vincenti di tutti i tempi, e che ha rivoluzionato il calcio con metodi di gioco efficaci ed innovativi, che gli hanno permesso di vincere ovunque, anche con delle squadre considerate modeste ma che alla fine vincevano campionati e coppe contro squadre considerate più blasonate. Sven Goran Eriksson cominciò una carriera piena di successi con l’IFK Goteborg che grazie ai suoi insegnamenti divenne la prima squadra svedese a vincere una coppa europea di calcio, trionfando nella doppia finale della coppa uefa 1981-1982 contro l’Amburgo vincendo per 3-0 in Svezia ed 1-0 in Germania, a cui seguirono successi in Portogallo dove con il Benfica di Lisbona vinse il campionato portoghese e la coppa del Portogallo, a cui seguì l’approdo nel campionato italiano dove Sven Goran Eriksson vinse in tutte le piazze del campionato italiano, ricevendo sia elogi da calciatori e giornalisti, sia l’applauso dei tifosi delle squadre che allenava, poiché l’allenatore svedese riuscì a vincere una Coppa Italia con la Roma nel 1986 facendo così qualificare la Roma alla Coppa delle Coppe dell’edizione successiva, per poi approdare a Genova nella sponda della Sampdoria, in cui fece vincere la quarta Coppa Italia alla Squadra sampdoriana, che grazie ai suoi insegnamenti, riuscì non solo a trionfare nella coppa nazionale italiana, ma con il punteggio di 6-1 sulla malcapitata Ancona, dando alla Sampdoria il doppio record di squadra campionessa con il maggiore scarto di reti segnate sulla squadra avversaria. Poi venne l’approdo alla Lazio, dove Sven Goran Eriksson divenne l’artefice del biennio più glorioso della squadra bianco cerulea romana, poiché con i capitolini laziali, l’allenatore Svedese vinse la Coppa delle Coppe dell’edizione 1998-1999, dove la Lazio batté 2-1 il Real Mallorca, e questa vittoria fu un altra doppia vittoria poiché quell’edizione fu l’ultima edizione del torneo della Coppa Europea delle Coppe,  ed laziali vincendo quella finale, ebbero come ulteriore premio di tenere con se la coppa delle coppe dell’ultima finale disputata del torneo. Purtroppo Sven Goran Eriksson ci ha lasciato dopo una dura lotta contro un male incurabile, ma il suo ricordo vivrà in eterno insieme adi suoi trionfi come allenatore, che ha dato un grande esempio positivo ad intere generazioni di sportivi di tutto il mondo

Ternana Live ringrazia quelli della Samp per l’immagine concessa

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All’anfiteatro di Interamna-Terni veniva giocato Lo ”strappalla”, il gioco dell’Antica Roma che ha fatto nascere i giochi con la palla moderni

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La passione per gli sport con la palla e soprattutto il calcio non nasce nell’epoca moderna, ma viene dalle epoche antiche in cui I romani giocavano ad un gioco con la palla denominato ”Strappalla”, i quali a loro volta conobbero alcuni giochi con le sfere che erano diffusi tra gli antichi greci, poiché i romani occuparono dei territori ellenici del II secolo a.C. Tali giochi erano diffusi presso gli antichi greci con i nomi di ”Harpaston” ed ”Episkouros”, che tradotti in italiano significano ”strappalla” e ”calpalla”,  in cui due squadre si affrontavano usando in entrambi le mani ed i piedi, con la differenza che nell’Harpaston si usavano le mani ed i piedi per fare punto, mentre nell’Episkouros si potevano usare solo le mani per passare la palla,  mentre solo i piedi dovevano essere usati per fare i punti, ed in entrambi i giochi l’obbiettivo della squadra era di portare la palla oltre la linea del campo. I romani affascinati da questi due giochi decisero di modificarli lievemente, rendendolo più veloci e dove la linea del campo venne in parte sostituita dalle assi di legno nello strappalla-episkouros, mentre nello strappalla-harpaston il gioco rimane invariato con le stesse regole che si usavano nei territori greci, ed i nuovi giochi seppure diversi diventano i principali sport dell’Antica Roma, diffusi tra adulti e bambini. L’importanza di questo gioco fa si che le partite vengano disputati negli anfiteatri e nelle arene della penisola italica, dove le squadre cittadine si affrontano tra di loro in partite combattute. Gli antichi romani diffusero poi un tutto il territorio che apparteneva alla Repubblica dell’Antica Roma e poi dell’Impero Romano Erano infatti frequenti varie partite fra i romani e le popolazioni autoctone dell’Impero Romani, anticipando con molto anticipo le sfide tra le nazionali dell’Italia e della Francia, della Germania, della Grecia, della Spagna, del Portogallo e di tutte le micro nazioni dell’impero romano, con la partita più famosa che fu giocata contro i britannici nel 276 d.C. e vide proprio i “barbari inglesi” prevalere col punteggio di 1-0.

La redazione di Ternana Live ringrazia wikipedia per l’immagine concessa

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