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Paolo Pileri: il coraggio del pilota campione del mondo, e l’esordio nel motomondiale di Valentino Rossi grazie ad un Ternano

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Paolo Pileri, il campione del mondo ternano che poi scopri Valentino Rossi, Paolo dalla grande grinta, Paolo il ribelle, Paolo l’indomito, Paolo che vinse contro tutto e tutti, Paolo che dimostra come la determinazione va contro la sfortuna, Paolo che parte ultimo ed arriva quasi primo perché purtroppo gli finisce la benzina, Paolo campione del mondo e campione morale del motociclismo

Paolo Pileri nacque a Terni, nel 1944 in piena guerra e sotto le bombe, come se il destino gli volesse far capire fin da subito che gli sarebbe stato contro, e Paolo Pileri a soli tredici anni ammira Libero Liberati, che è stato il campione del mondo di motociclismo ternano, che diede tanta gioia ed orgoglio alla città di Terni, e che avendo come tanti concittadini la passione dei motori, decide di cominciare a correre anche lui con la moto, ma il padre, un famoso commerciante di strumenti musicali, che per ironia della sorte faceva Centauro di nome decide di impedirgli di correre, poiché il padre Centauro rimase sconvolto dalla morte di libero Liberati davanti al curvone di Papigno, nonostante il giovane Paolo sia già una promessa del motociclismo, Ma Paolo, dimostrando un carattere non solo d’acciaio ma anche di fuoco, decide comunque di correre, con il soprannome di ”Richard”, grazie ad alcuni talent scout che vedevano in lui (e non a torto) un futuro campione. Anche se non vince risultati assoluti, mostra fin da subito uno stile di corsa coraggioso e ribelle, e nelle gare da filo da torcere a campioni già affermati, e questo fa si che la Morbidelli, una delle moto da corsa più apprezzate nel del decennio del 1970, gli da la possibilità di esordire nel motomondiale nel 1971. ma l’episodio che farà parlare di lui (prima della vittoria del mondiale) avvenne in Cecoslovacchia, nel 1974 al Gran Premio di Brno, dove venne messa in mostra tutta la sua voglia di emergere, il suo coraggio e la sua determinazione, e la rivincita su una famiglia, che sportivamente parlando non credeva in lui, salvo poi diventare la su prima sostenitrice, quando venne messo in mostra il suo valore di sportivo e di uomo.

Al Gran Premio di Brno, un circuito considerato da molti duro e selettivo, ebbe una caduta in prova libera, dove ruppe un braccio ed una spalla, e venne costretto da una ingessatura rigida in ospedale, dove gli comunicarono, che la Morbidelli aveva deciso di ritirarsi dalla gara. Paolo a quel, punto tornò al circuito, urlò ai meccanici sbigottiti di tirare giù la moto, si ruppe l’ingessatura a martellate, e decise di correre comunque partendo da ultimo, incurante della penalità presa, poiché voleva correre comunque contro tutto e contro il destino che ce l’aveva contro da subito. Adesso leggete attentamente dove può portare la determinazione di un ternano, nato durante la guerra e sotto le bombe, vissuto tra la fabbrica e le macerie della Città di terni, in una Conca Ternana che era sempre stata dura con i suoi figli, poiché Paolo Pileri aveva vinto tante avversità nella sua vita, ed avrebbe vinto anche l’avversità del braccio rotto. Infatti il nostro Paolo si fece mettere una fasciatura semirigida, fatta di chiavi inglesi e con il nastro adesivo a legare il tutto, poiché per poter partecipare alla gara. non bisogna vere fasciature rigide, ed il tutto avvenne tra l’ incredulità generale (se non le pernacchie) del pubblico e degli avversari. Paolo Pileri infatti partì ultimo, ma dimostrando il carattere da leone che lo contraddistingueva, iniziò a rimontare tutti i concorrenti, per arrivare primo all’ultimo giro, ma qui si fece vivo il destino, quel maledetto destino che era sempre stato contro di lui, poiché, nella foga della gara, a meno di duecento metri dal traguardo rimase senza la benzina, e Paolo l’indomito, a quel punto scese dalla moto e iniziò a correre, con la moto in mano, ma non corse disperato, ma corse come corre chi vuole arrivare sempre primo, contro chiunque, anche contro il destino, che se Paolo l’avesse incontrato, l’avrebbe preso a botte e male parole. Purtroppo, il destino beffardo, fece si che sul traguardo lo svedese Kent Anderson, lo superò, e a Paolo venne assegnato al secondo posto. Al momento della premiazione, il podio, venne però modificato, poiché, vennero assegnati due primi posti, e al momento della chiamata dei nomi Paolo ricevette gli applausi anche degli altri piloti, e di tutto il pubblico, con l’abbraccio dello svedese Anderson, che lo proclamò il vincitore morale della gara.

Nel Motomondiale 1975, ci fu l’invasione in massa, delle moto giapponesi, le quali vennero date per favorite, ma Paolo Pileri mostrò ulteriormente la sua classe, e con sette vittorie consecutive, riuscì, diciotto anni dopo Libero Liberati, a vincere il campionato del mondo, e a dare lustro alla città, per poi ritirarsi nel 1979, dal motomondiale.

Siccome le corse sono però nel suo DNA, Paolo Pileri decise diventare un talent scout di piloti, e quando notò un giovane pilota marchigiano, credette subito in lui, ed a quattordici anni decise di farlo esordire al motomondiale: quel giovane pilota si chiamava Valentino Rossi, e grazie al Team Marlboro-Pileri, ebbe l’opportunità di esordire al Motomondiale del 1993, e la grande carriera di Valentino Rossi piena di vittorie, iniziò grazie ad un Ternano che cedette in lui. Purtroppo Paolo Pileri, ci lasciò in un freddo inverno del 2007, ma non ci lascerà ma l’ esempio del carattere di un umo che ha vinto quello che voleva vincere, e che è stato spezzato ma non piegato dal destino che gli andò sempre contro

 

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1994: Sven Goran Eriksson vince la Coppa Italia con la Sampdoria stabilendo un record tuttora imbattuto

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Sven Goran Eriksson ci ha lasciato, ed oltre ad essere un allenatore vincente in tutte le piazze dove diretto le squadre calcistiche, è stato anche un allenatore della Sampdoria, la squadra genovese che da cinquanta anni e gemellata con la Ternana, e proprio con i genovesi blucerchiati, l’allenatore svedese ha ottenuto un record che é quello della finale vinta con il maggiore scarto di goal segnati, poiché la Sampdoria allenata da Sven Goran Eriksson vinse con l’Ancona per il risultato di 6-1, che è il risultato con il maggiore scarto di reti segnate in una finale di Coppa Italia, e questo risultato è merito della potenza della squadra blucerchiata genovese, ma anche della disposizione tattica decisa dall’ottimo allenatore svedese, che da profeta del 4-4-2, riuscì a far diventare la Sampdoria una squadra vincente nei risultati ma anche potente da un punto di vista della preparazione atletica, e fu proprio l’atletismo praticato da Eriksson che permise ai doriani di vincere la Coppa Italia, prima eliminando le avversarie considerate a torto più forti, e poi annichilendo gli anconetani bianco rossi per il risultato di 6-1 che è ancora un record imbattuto per via delle reti segnati dalla Sampdoria, in una finale che è ancora ricordata con orgoglio dai blucerchiati gemellati dei ternani.

Ternana Live ringrazia Quelli della Samp per la foto fornitagli

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Se ne è andato Sven Goran Eriksson: Ternana Live fa le condoglianze ai gemellati sampdoriani

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Ci ha lasciato Sven Goran Eriksson, a seguito di una lotta contro un male che non gli ha lasciato scampo. Sven Goran Eriksson è stato uno degli allenatori più vincenti di tutti i tempi, e che ha rivoluzionato il calcio con metodi di gioco efficaci ed innovativi, che gli hanno permesso di vincere ovunque, anche con delle squadre considerate modeste ma che alla fine vincevano campionati e coppe contro squadre considerate più blasonate. Sven Goran Eriksson cominciò una carriera piena di successi con l’IFK Goteborg che grazie ai suoi insegnamenti divenne la prima squadra svedese a vincere una coppa europea di calcio, trionfando nella doppia finale della coppa uefa 1981-1982 contro l’Amburgo vincendo per 3-0 in Svezia ed 1-0 in Germania, a cui seguirono successi in Portogallo dove con il Benfica di Lisbona vinse il campionato portoghese e la coppa del Portogallo, a cui seguì l’approdo nel campionato italiano dove Sven Goran Eriksson vinse in tutte le piazze del campionato italiano, ricevendo sia elogi da calciatori e giornalisti, sia l’applauso dei tifosi delle squadre che allenava, poiché l’allenatore svedese riuscì a vincere una Coppa Italia con la Roma nel 1986 facendo così qualificare la Roma alla Coppa delle Coppe dell’edizione successiva, per poi approdare a Genova nella sponda della Sampdoria, in cui fece vincere la quarta Coppa Italia alla Squadra sampdoriana, che grazie ai suoi insegnamenti, riuscì non solo a trionfare nella coppa nazionale italiana, ma con il punteggio di 6-1 sulla malcapitata Ancona, dando alla Sampdoria il doppio record di squadra campionessa con il maggiore scarto di reti segnate sulla squadra avversaria. Poi venne l’approdo alla Lazio, dove Sven Goran Eriksson divenne l’artefice del biennio più glorioso della squadra bianco cerulea romana, poiché con i capitolini laziali, l’allenatore Svedese vinse la Coppa delle Coppe dell’edizione 1998-1999, dove la Lazio batté 2-1 il Real Mallorca, e questa vittoria fu un altra doppia vittoria poiché quell’edizione fu l’ultima edizione del torneo della Coppa Europea delle Coppe,  ed laziali vincendo quella finale, ebbero come ulteriore premio di tenere con se la coppa delle coppe dell’ultima finale disputata del torneo. Purtroppo Sven Goran Eriksson ci ha lasciato dopo una dura lotta contro un male incurabile, ma il suo ricordo vivrà in eterno insieme adi suoi trionfi come allenatore, che ha dato un grande esempio positivo ad intere generazioni di sportivi di tutto il mondo

Ternana Live ringrazia quelli della Samp per l’immagine concessa

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All’anfiteatro di Interamna-Terni veniva giocato Lo ”strappalla”, il gioco dell’Antica Roma che ha fatto nascere i giochi con la palla moderni

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La passione per gli sport con la palla e soprattutto il calcio non nasce nell’epoca moderna, ma viene dalle epoche antiche in cui I romani giocavano ad un gioco con la palla denominato ”Strappalla”, i quali a loro volta conobbero alcuni giochi con le sfere che erano diffusi tra gli antichi greci, poiché i romani occuparono dei territori ellenici del II secolo a.C. Tali giochi erano diffusi presso gli antichi greci con i nomi di ”Harpaston” ed ”Episkouros”, che tradotti in italiano significano ”strappalla” e ”calpalla”,  in cui due squadre si affrontavano usando in entrambi le mani ed i piedi, con la differenza che nell’Harpaston si usavano le mani ed i piedi per fare punto, mentre nell’Episkouros si potevano usare solo le mani per passare la palla,  mentre solo i piedi dovevano essere usati per fare i punti, ed in entrambi i giochi l’obbiettivo della squadra era di portare la palla oltre la linea del campo. I romani affascinati da questi due giochi decisero di modificarli lievemente, rendendolo più veloci e dove la linea del campo venne in parte sostituita dalle assi di legno nello strappalla-episkouros, mentre nello strappalla-harpaston il gioco rimane invariato con le stesse regole che si usavano nei territori greci, ed i nuovi giochi seppure diversi diventano i principali sport dell’Antica Roma, diffusi tra adulti e bambini. L’importanza di questo gioco fa si che le partite vengano disputati negli anfiteatri e nelle arene della penisola italica, dove le squadre cittadine si affrontano tra di loro in partite combattute. Gli antichi romani diffusero poi un tutto il territorio che apparteneva alla Repubblica dell’Antica Roma e poi dell’Impero Romano Erano infatti frequenti varie partite fra i romani e le popolazioni autoctone dell’Impero Romani, anticipando con molto anticipo le sfide tra le nazionali dell’Italia e della Francia, della Germania, della Grecia, della Spagna, del Portogallo e di tutte le micro nazioni dell’impero romano, con la partita più famosa che fu giocata contro i britannici nel 276 d.C. e vide proprio i “barbari inglesi” prevalere col punteggio di 1-0.

La redazione di Ternana Live ringrazia wikipedia per l’immagine concessa

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